giovedì 31 dicembre 2009

31 dicembre


: ma oggi
il tempo è una misura insufficiente, incapace di porgere anche solo una certezza ai nostri giorni (dinanzi a me un bivio, cosa scegliere: il cammino di Santiago o quello dell'infedele);
il tempo è una paranoia di rimpianti (che lo si guardi al passato o al futuro), un riesumare triste di incontri dispersi e che mai si realizzeranno.
e se fosse questo l'ultimo capodanno dell'umanità (nessuna apocalisse ammanitiana, il semplice scoppiare dei botti a mezzanotte e poi il silenzio), (il buio): cosa desidereresti per l'aldità? candele profumate, lo splendore della luce di Dio, vergini pronte a compiacerti, la semplice stasi di ogni piacere di qualsiasi dolore. oggi
il tempo non è in grado di giudicare, nè di salvare, nè di condannare: scorre nella sua indifferenza (lenticchie e cotechino come calamite i metalli di domani), (il vino scorre e un altro cenone fa ingrassare), impesantisce al suo costante passare e gli auguri (da convenzione e televisione), (da parenti, conoscenti e sconosciuti che nuotano in un mare di cristalli liquidi) creano una polifonia cantilenante;
faccio bilanci, compilo strategie e ricerche di mercato per l'anno che verrà (caro avvocato ti scrivo così mi consigli un po'), ho un'azienda di compromessi da mandare avanti e il favore della borsa non è galantuomo come il tempo (così british nel suo mood, impegnato a scattare polaroids nel distacco degno di chi è eterno): cerco di accettare tutte le incompiutezze del caso,
faccio tintinnare calici di spumante da discount: auguri di buona fine e buon inizio (che per un attimo e un attimo solo coincidono e copulano e sembrano non volersi lasciare mai):


lunedì 28 dicembre 2009

Senza titolo



: emancipato il Natale restano i doni (ricevuti, riciclati e semplicemente desiderati); tu
elargisci sorrisi stereotipati, pronti a sintonizzarsi su ogni ringraziamento, io
deludo le aspettative con silenzi monotoni privi di qualsiasi espressività (la mente è altrove: in geli lisergici e paradisi catramati).
il mio dono per te è un conflitto di perversioni che ho incartato con la delicatezza di una ragazzina insicura al suo primo lavoro; il tuo è il solito cesto di affezioni (misto, vario e contornato da buoni propositi).
lambisco il sogno di stuprare il tuo amore languido e la dolcezza delle parole che si lascia sfuggire il tuo affetto (stilnovistico e banale come un film pomeridiano);
vorrei contaminare ogni tuo sentimento con sperma e saliva, sudore e lascivia (la mia mano attorno al tuo collo a privarti del respiro).
mi abbracci, ti abbraccio: le solite frasi da innamorati scambiate in una fredda notte in cui si attende di esser sommersi da una neve che non cadrà: