mercoledì 27 febbraio 2008

Un mondo splendido


Stamattina mi sono affacciato alla finestra

e ho trovato un mondo splendido;

i telai delle auto che sfrecciavano in strada

erano brillanti e riflettevano la luce del sole,

una madre stringeva la mano di suo figlio

e gli raccontava il giorno in cui lei

e suo padre l’avevano concepito

e tu, mettendomi una mano sulla spalla,

hai detto che così avremmo fatto anche noi.


Era un mondo splendido, il sole era alto

e in cielo non c’era neppure una nuvola;

a mia madre è arrivata una lettera in cui le

comunicavano che non sarebbe mai morta,

un vecchio amico mi ha telefonato

dopo cinque anni di assenza e sul giornale

è apparsa la notizia dell’interruzione

di tutte le guerre, anche se solo per un giorno.


I celerini hanno fermato il traffico del corso

per far passare il corteo dei disoccupati che,

senza alcuna bandiera, alternavano le canzoni

partigiane con le sigle dei cartoni animati;

qualcuno ha detto che l’economia si riprendeva

che l’America si univa alla Cina per risollevare

stipendi, guadagni e morale: tutte cose troppo basse.


Un satanasso dal volto emaciato ha restituito a

mio padre la gioventù che gli aveva rubato;

qualcuno ha investito in borsa e qualcun altro

ha prenotato un viaggio sulla luna;

un filosofo di dodici anni ha detto ai grandi

e ai grandi della Terra “Così non si fa” e loro

hanno ascoltato, si sono riuniti a Bombay per

un summit con tutti i presidenti di tutte le nazioni,

tranne quello del Canada che era malato

e al suo posto ha inviato sua figlia e sua moglie.


In questo mondo splendido, per un attimo, anche

noi siamo stati un poco splendidi: non abbiamo

fatto distinzione tra grassi e magri, biondi e bruni,

rossi e mori, uomini e donne, pallidi e abbronzati;

io e te ci siamo guardati e i tuoi occhi affondavano

nei miei e i miei occhi affondavano nei tuoi;

in questo mondo splendido anche noi

combaciavamo, così come tutto il resto.


martedì 19 febbraio 2008

Le figurine drogate



Mio padre affrontò la tratta Napoli-Roma, nella mischia assonnata dei pendolari stanchi, solo per essere in mezzo al mucchio di gente che lanciava le monetine a Craxi. Mia madre guardò tutti i telegiornarli per vederlo, ma non ci fu niente da fare. Io mi lamentavo, volevo vedere Ambra, la sigla di inizio di Non è la rai, ma anche per me non c'era niente da fare.
Così persi il tempo sistemando i ciondoli a forma di ciucciotti, le molle colorate che scendevano le scale e le figurine drogate, scampate al blitz di polizia e professori che le fecero sparire tutte. Ero tra i pochi a conservarne ancora un paio. Erano figurine brutte, ma ero l'unico a possederle e questo un minimo di valore doveva avercelo.
Fuori scuola c'era stato un casino pazzesco per prenderle. Davano figurine gratis e la calca era degna di un concerto dei Pearl Jam. Con quelle vinsi a mignolino dieci figurine di Beverly Hills 90210, per poi perderne sette a schiaffetto - ero uno schifo a schiaffetto, mi fregavano sempre.
Quando mia madre si arrese all'assenza di mio padre alla tv, la televisione fu mia. Mary era bellissima, se la tirava da morire e se lo faceva voleva dire che poteva permetterselo. Romina cantava una canzone e, infine, c'era lei, Ambra, che riceveva telefonate da casa e mi ricordava la mia amica Mara, che però era bionda. Spensi la televisione e feci le frasi di grammatica.
La Democrazia Cristiana (soggetto) ha rubato (predicato verbale) i soldi (complemento oggetto) agli italiani (complemento di termine).
Il giorno dopo la maestra mi chiese cosa significava quella frase. Io dissi che Craxi era un ladro e lei non ritenne opportuno fare altre domande. Interrogò Carmine, l'evangelista della classe, che non aveva fatto i compiti e per giustificarsi profetizzò che conservavo ancora delle figurine drogate.
Sbigottimento.
E poi un nuovo blitz, con tanto di perquisizione dell'invicta. Risultato: 20 figurine dei calciatori, 25 figurine degli Sgorbions, tre di Berverly Hills e 4 figurine drogate. La pena: il giorno dopo fui accomapgnato a scuola da mio padre, che era troppo stanco per ascoltare la maestra e non riusciva a non pensare a quando il suo gettone telefonico aveva colpito Craxi, che si era portato la mano alla fronte, perchè quel pezzettino di metallo doveva avergli fatto parecchio male.