martedì 9 gennaio 2007

Pa-pa-pa-pa-partigiano reggiano



N
el solito zapping della domenica pomeriggio, mi ritrovo a premere il pulsante 5 del telecomando. Nella mia stanzetta avvolta dal buio, l'unica luce presente è quella della televisione che strasmette la faccia incazzata di Vittorio Scarbi. Dinanzi a lui un interte Marco Pannella che, reggendosi la fronte rugosa con la mano, cerca di parlare; invano. Me la sghignazzo (perchè - non posso farci niente - a vedere queste cose mi vien da ridere) e faccio per cambiare, ma le parole che pronuncia il fantomatico critico mi fanno raggelare.
"I partigiani altro non erano che persone che si sono macchiati di omici efferati, quando ormai il fascimo era morto e gli americani erano giunti". Poi cita la morte di Mussolini (perchè particolari come quelli sono sempre molto coreografici) facendo esplodere il pubblico dello studio in un applauso degno di una canzone di Gigi D'Alessio.
Il mio corpo si contrae, poi si immobilizza, in brevissimo perdo la facolta di parlare, sentire e pensare. La diagnosi non può essere che: overdose di puttanate!
Riprendo i miei libri di storia (che di certo Pansa non approverebbe) e spulcio tra i ricordi di famiglia.
Nel ventennio quasi tutti erano tesserati al partito fascista e chi non lo era andava incontro a pesanti sanzioni. Il mio bis-nonno era uno di questi. All'epoca aveva un negozio, il risultato del suo mancato tesseramento fu la chiusura repentina. C'è però da dire che pochi erano i tipi come il mio bis-nonno, la maggior parte preferivano darsi un pizzico sulla pancia, tesserarsi, sventolare la bandiera al passaggio del dux sua lux e alzarsi il capello quando ci si incrociava con questo o quel gerarca. Lo si faceva per quieto vivere.
In più c'era un'altra porzione di gente, i monarchici, schierati col partito fascista durante le elezioni. Proprio la mia bis-nonna era una di loro. Tanto che quando li votò, il mio bis-nonno urlò come un pazzo: "Ma hai capito? Hai votato a Mussolini!" Lei senza scomporsi rispose: "Uè a me non mi importa, io faccio quello che fà o rrè!" Piccola scenetta familiare che semplifica al meglio la situazione.
Quando ebbe inizio la rivoluzione partigiana furono fatti fuori tre gategorie di persone: i nazisti ancora presenti sul territorio nazionale, i repubblichini e i fascisti che avevano spiccato nelle varie realtà cittadine. Ovviamente ciò che si stava verificando non era una guerra pianificata, ma una vera e propria rivoluzione, il cui scopo era solo uno: liberarsi dagli oppressori.
Ma la guerra è guerra per tutti, e la violenza resta tale anche quando stringe nel pugno la bandiera della libertà. I partigiani furono corte, giuria e boia; ripagarono con la stessa moneta (ma con una valuta ben inferiore) quelli che sino a quel momento erano stati i carnefici.
Sintetizzare il tutto con la sola violenza mi pare riduttivo, anche perchè lo stato Italiano è uno stato nato sul sacrificio dei partigiani e si basa sull'antifascismo (cosa ormai dimenticata e che resta scritta nei codici tanto per fare volume, come l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro - sarebbe molto più corretto scrivere l'Italia è un'autarchia fondata sul precariato).

Mi ha sorpreso vedere una cosa del genere, in fondo Scarbi è quello delle fantastiche scenette con la Mussolini, in cui la indica e ripete a loop: "Fascista! fascista! fascista! e puttana!" Dove sia finito il suo antifascimo non lo so dire, forse ha preso la stessa strada che un giorno ha preso anche la coscienza di Giuliano Ferrara (una strada lontana anni luce dai dietologhi), o forse l'avra lasciata a contemplare un un dipinto di Munch. Chi lo sa, forse è stata rapita quando hanno rubato L'urlo, i ladri si sono accorti che aveva visto tutto e hanno preso pure lei. In questo caso allora non c'è niente da fare: quei poveretti saranno già stati sbranati da un pezzo.

1 commento:

Nirvana ha detto...

Magari potessimo definirci autarchici. Riporto un altro esempio di anti-fascismo, proveniente dalla mia famiglia. Il mio bisnonno aveva inventato un brevetto per le pompe idrauliche, pur essendo un semplice manovale. Lo Stato, rappresentato dal Regime, lo voleva comprare e così il sig. Agostino avrebbe avuto una mega promozione. Fallì tutto quando il mio bisnonno, forzato al tesseramento, rifiutò, restando disoccupato a vita. Era un fervente cattolico e attivo comunista. Morì a 75 anni in un reparto di psichiatria, dove viveva da anni, da quando impazzì per i bombardamenti vissuti.